Finora ho trovato pochi ricami nei diversi musei d’arte orientale che ho visitato, ma il Civico Museo d’Arte Orientale di Trieste mi ha regalato qualche piccola soddisfazione: niente kimono, ma un arazzo, un paravento e un paio di kakemono (purtroppo in posizioni difficili da fotografare).
L’arazzo, del XIX secolo, è definito genericamente come “scena eroica e leggendaria”, ma è interessante perché ho potuto vedere da vicino il ricamo con filo ritorto che copre le generose imbottiture realistiche di visi e mani, realizzato con la stessa tecnica che abbiamo approfondito durante l’ultimo corso avanzato frequentato con i maestri giapponesi.
Le foto, purtroppo, sono scadenti a causa dei riflessi delle luci sul pannello di vetro di protezione: la foto di insieme è la peggiore, ma qualche particolare è migliore e consente di apprezzare i dettagli.
La variazione dello spessore dei fili consente, pur con la stessa tecnica, di creare delle texture diverse, come si nota nel castello.
Ad aggiungere vividezza alla scena ci pensano i dettagli dei volti dei personaggi: gli occhi incastonati in pietra (o vetro) e i ciuffi di baffi e capelli li rendono estremamente realistici, anche se un po’ inquietanti.
E’ qui che si vede come le imbottiture servano per modellare il viso e dargli la tridimensionalità, e come i punti di ancoraggio dei fili del ricamo ne mettano in evidenza le linee principali, nel naso, nelle palpebre e nelle orecchie.