Heart Like the Moon

di | 23 Gennaio 2023

Negli ultimi giorni del 2022 ho dato gli ultimi punti a “Heart Like the Moon”, il pezzo di ricamo giapponese che mi ha tenuto impegnata negli ultimi mesi. E nei primi giorni del 2023 è stato con piacere che ho fatto un viaggio veloce nella mia regione di origine per consegnare il ricamo alla mia amica (e testimone di matrimonio!) che me lo aveva commissionato.

Lei ha avuto fiducia in me e anche tanta pazienza, aspettando che io trovassi il coraggio per affrontare questo ricamo e senza mai farmi fretta durante l’esecuzione, ed anzi gioendo delle foto dei particolari man mano che il lavoro progrediva. E’ il primo ricamo giapponese che lascia la mia casa per trovare una nuova collocazione, e ne sono particolarmente felice perché so che è un disegno che ha “parlato” all’anima della mia amica ed io ho fatto il possibile per ricamarlo con tutta la sensibilità di cui sono capace.

Ho anche approfittato del viaggio per fare una piccola deviazione turistica a Trieste, per visitare (finalmente!) il Museo civico d’arte orientale, ma quello merita un post tutto suo.

Fotografare questo quadro non è semplice: la stoffa contiene dei fili d’oro che la rendono particolarmente luminosa, la foglia d’oro e d’argento applicata dal maestro giapponese risplende a seconda di come viene colpita dalla luce, e vi sono tanti piccoli particolari ricamati che si scoprono solo ad uno sguardo attento, ma che comunque concorrono all’impressione generale.

Heart Like the Moon – ©Japanese Embroidery Center

Il pino in primo piano è ovviamente il protagonista: gli aghi sono molto luminosi e cangianti, a seconda del punto di osservazione. Per il tronco ho voluto evidenziare la rugosità e l’irregolarità della corteccia, e mi è piaciuto disegnarla a poco a poco con il filo.

Al di là del pino, ho cercato di dare profondità e un minimo di tridimensionalità al paesaggio, senza esagerare. L’alberello sullo sfondo ha qualche accenno di foglie, che si notano appena appena, visto che sono quasi dello stesso colore del disegno, ma che comunque aiutano a dargli un po’ di volume.

E sono particolarmente contenta dell’aspetto dell’acqua in movimento: sono poche linee, ma aver utilizzato sia la seta che l’oro pallido, per aggiungere qualche puntino sulle sommità delle increspature, ha perfettamente reso, secondo me, il lieve bagliore dell’acqua.

Anche in lontananza, sulle montagne, delle sottili variazioni di colore, mescolando grigi, marroni e verdi in proporzioni diverse, sono servite per definire meglio i volumi delle rocce e suggerire la vegetazione boschiva.

Alla fine l’ho guardato e riguardato con attenzione, sollevando il telaio per metterlo alla giusta distanza ed è stato con un pizzico di titubanza, subito scacciata, che mi sono detta che sì, per me era davvero finito, e che non avrei voluto aggiungere null’altro.

E’ stato un momento significativo: sono abbastanza sicura che dalle foto non si capisca, ma questo per me è stato un pezzo abbastanza impegnativo, magari non tanto per la difficoltà tecnica quanto per il fatto di aver avuto solo delle indicazioni su come procedere, grazie ai suggerimenti del maestro giapponese. Ho quindi avuto maggior libertà di azione, il che da un lato è gratificante, ma dall’altro mi ha caricata della responsabilità di dosare *quanto e come* ricamare, con il rischio di appesantire l’intero disegno. E’ stato un lavoro che mi ha fatto crescere, e per questo motivo sono particolarmente grata alla mia amica che ha voluto che lo ricamassi per lei.