Il 2021 si è concluso con il completamento di un ricamo che mi ha tenuto impegnata abbastanza a lungo e che mi ha anche riempita un po’ di dubbi e di esitazioni… Si tratta di un pezzo iniziato a marzo 2021, durante l’advanced class annuale tenuta dal Japanese Embroidery Center. Il pezzo, intitolato “Hana Mandala” (il mandala del fiore), prevedeva nel disegno originale il fiore del loto “adagiato” su un mandala visto in prospettiva, ma c’era anche la possibilità di avere la stoffa con il solo disegno del loto in modo da completarlo a piacimento.
Credo di aver capito, a posteriori, che il JEC intendesse “completarlo con un altro mandala”, ma io ho preso alla lettera questa libertà di azione e mi sono lanciata nella ricerca di motivi tradizionali di stampe giapponesi per ispirazione e ho completato il disegno a modo mio, aggiungendo un bocciolo, una foglia, e un pesce che si intravede parzialmente mentre nuota nelle acque appena mosse.
Il disegno, per mia fortuna, è stato approvato (mi chiedo se magari con qualche perplessità). Il primo passo è stato completare il fiore di loto, in un utilizzo nuovo delle tecniche base che tende a creare un effetto tridimensionale grazie alla diversa distribuzione e consistenza dei punti e a una specie di leggera imbottitura che asseconda le forme. Non semplice da gestire, è stato abbastanza faticoso, ma il risultato finale è effettivamente tridimensionale. Le foto, come sempre, mortificano il lavoro, ma è davvero incredibile come il risultato cambi a seconda del punto di osservazione e dalla provenienza della luce.
Dopo, sono passata agli altri elementi… e lì mi sono resa conto di quanto sia difficile tramutare l’idea che si ha in testa in un ricamo, quando le possibilità fornite dai fili sono praticamente infinite. Siamo abituate con i nostri fili di ricamo a dover scegliere tra poche “taglie” di filo: abbiamo sostanzialmente il mouliné, il cotone da ricamo (in poche misure o addirittura una sola se ci serve il colore) e il perlato (anche questo in poche misure, e soprattutto poco usato per ricami fini). Per ricami tipo il punto raso, la scelta del mouliné è obbligata, e quindi ci rimangono da scegliere solo i colori.
Nel ricamo giapponese, invece, partiamo da una spola di seta piatta che però può essere utilizzata in un numero incredibile di combinazioni: come seta piatta i sedici filamenti di cui è composto il filo possono essere usati tutti insieme, frazionati, aumentati, combinati tra due colori… oppure possiamo creare il filo ritorto, anch’esso di uno spessore a piacere, in uno o due colori, oppure combinato con un filo metallico, ed ancora con torsioni particolari… insomma: a partire da una spola, si apre un ventaglio infinito di possibilità!
Per cui, il momento delle scelte non è stato proprio facilissimo, e se devo essere sincera, non sono neanche sicura al 100% del risultato. E’ però il meglio che potevo fare in questo momento, a questo livello della mia formazione, e sono già contenta di essere riuscita a portare a termine questo lavoro. Con il senno di poi, sono stata probabilmente troppo ambiziosa nel mio obiettivo, presa dall’entusiasmo ho forse fatto il passo più lungo della gamba, ma anche questo mi è servito di lezione. Scontrarmi con la difficoltà nella scelta di fili, colori e punti mi ha reso molto più consapevole dell’importanza di ciascuno di questi tre elementi per la resa del soggetto ricamato.
Sono particolarmente contenta di come è venuto il pesce, che è poco appariscente e che non si nota molto al primo sguardo: l’idea è di un pesce in movimento che si intravede con la coda dell’occhio, un guizzo nelle acque placide dove domina la presenza del fiore di loto.
Il fiore di loto, che fiorisce in acque fangose, è simbolo di bellezza, di purezza e di elevazione spirituale. Penso che la carpa, che è simbolo di perseveranza e forza di volontà nel superare le avversità, sia una buon compagna per il loto in questo disegno, perché ogni cambiamento in positivo si ottiene con determinazione e costanza.