Genitori, figli e scuola (e no, non c’entra per niente il ricamo)

di | 29 Ottobre 2013

Mi scuso in anticipo, questo articolo non c’entra con il ricamo, per nulla.

Ma sono appena rientrata a casa, e sto faticando a definire il mio stato d’animo.
Forse sono arrabbiata, ma forse anche no, forse sono solo demoralizzata, e forse sono anche un po’ stanca, e sicuramente sono un po’ triste.
E forse me la sto prendendo troppo, e inutilmente.

Oggi pomeriggio sono andata alla riunione a scuola per l’elezione del rappresentante di classe, che è anche il momento in cui il professore coordinatore di classe spende due parole sulla situazione della classe e sulle prospettive per l’anno scolastico appena iniziato.

Ero preparata ad una scarsa affluenza, tra figlia maggiore e figlio minore sono ormai una veterana delle riunioni scolastiche, e ho visto negli anni diminuire il numero di genitori man mano che l’età dei ragazzi cresceva.
Dopo che l’anno scorso eravamo in tre (su 19), ero veramente curiosa di vedere come sarebbe andata quest’anno, visto che i ragazzi sono solo 13.

C’ero io.

(per l’altra sezione c’erano quattro genitori, quindi direi una buona partecipazione)

Per cui mi sono candidata e mi sono votata rappresentante di classe.

Non che questo sia stato un problema, l’ho sempre fatto, e anche volentieri. E non perchè sono una pazza masochista, o una martire in cerca di gloria, no.
L’ho fatto per egoismo e puro interesse personale.

Perchè mi piace essere al corrente di quello che succede nella classe di mio figlio.
E se c’è qualcosa che non va, voglio poter parlare con chi di dovere per vedere se è possibile migliorare le cose.
Perchè mi interessa quello che fa mio figlio.
Come dicevo, per puro interesse personale, che a me, tutto sommato, di quello che combinano gli altri ragazzini, onestamente, non è che mi interessi più di tanto.

Così, ora, una volta di più, mi chiedo:

come possiamo pretendere dai ragazzi applicazione nello studio quando questa è la partecipazione e il rispetto per la scuola dimostrato dai genitori?

quand’è che la scuola è scesa all’ultimo posto nella scala di importanza delle attività dei figli, in seno alla famiglia?

cos’è che si vuole veramente dalla scuola? che sia un parcheggio, un servizio di baby sitting, un posto dove tutti devono essere promossi, un posto dove i professori devono capire questi ragazzi, che poverini, sono solo ragazzi, e poverini, hanno tanti impegni? e poi, possiamo in tutta onestà lamentarci se poi diventa ancora più difficile trovare lavoro, con competenze inesistenti?

perchè non siamo più in grado di confrontarci con i professori affrontandoli non come avversari ma come persone che, nel bene e nel male, hanno un ruolo comunque importante nell’educazione di nostro figlio?

perchè non siamo più in grado di apprezzare quei professori che ancora fanno il loro lavoro con professionalità ed entusiasmo, cercando di aiutare i ragazzi ad usare la testa per ragionare e non per studiare a memoria? perchè non capiamo che un brutto voto non è necessariamente una punizione o il segno che “quello” ce l’ha con il nostro ragazzo, ma magari è veramente la conseguenza dello scarso impegno del nostro angioletto?

ma veramente non ci rendiamo conto che difendere ad oltranza questi ragazzi, privare dell’autorevolezza i professori, sminuendo il loro operato, va a danno dei ragazzi? che in primo luogo non imparano la relazione tra causa ed effetto, non imparano ad assumersi le proprie responsabilità, e in secondo luogo non hanno stimoli ad acquisire una formazione qualitativamente alta, perchè tanto vengono spinti avanti ugualmente

ma lo vediamo il calo costante del livello di istruzione scolastica avvenuto negli ultimi vent’anni? ma è possibile che all’inizio delle superiori si faccia ancora la “comprensione del testo”?? vuol dire che c’è ancora chi legge come una azione meccanica ma non riesce a capire il significato di quello che legge. E non accetto che la tutta la colpa venga data alla scuola, ai professori, o al programma ministeriale. Vogliamo anche prenderci le nostre responsabilità? Vogliamo dirlo che abbiamo criticato gli insegnanti per i voti bassi, per i troppi compiti, per non aver capito il nostro tesoro, per non aver aiutato il nostro angioletto? Vogliamo ammetterlo che in questo modo gli abbiamo fatto capire che la scuola, alla fine, conta veramente poco?

Così, sono un po’ amareggiata e molto triste.
Perchè non riesco ad essere ottimista e non vedo prospettive di miglioramento.

E mi dispiace, perchè invece a scuola, oggi, ho trovato due professori che si sono appassionati nel parlare di quello che stanno facendo con i ragazzi, che stanno lavorando per fornire loro competenze attuali e valide, che possano aiutarli a trovare facilmente lavoro una volta usciti da scuola, che cercano di adattare il programma ministeriale a quelle che sono le richieste effettive del mercato del lavoro, che ci tengono veramente a quello che fanno.

E io, a questi, e agli altri come loro (e in tanti anni di scuola ne ho trovati, per fortuna, tanti), posso dire solo GRAZIE.